Resoconto Biografico
Da coloro che costruiscono in questo "SPAZIO" mi è stato chiesto un resoconto biografico. Cosa dire? La prima stesura che mi viene in mente è: "E' nato, ha vissuto fino ad ora, cerca di arrivare alla fine il più tardi possibile". Chiaro che le qui scritte parole possono perfettamente adattarsi ad ogni essere vivente, ma forse rivelano nella generalizzazione l'inconscia definizione di me come un individuo che, pur tale nella sua unicità, non può dimenticarsi di far parte di un universo che lo circonda.
Biografia vogliono? Biografia sia: Sono nato straniero a Genova perchè i miei geniori erano di Lecce. Nonostante ciò preso ed appreso moldo dal mio luogo di nascita, tto da forgiaci il mio carattere; solo una cosa ho rifiutato: la parsimonia ed i successivi avvenimenti che ho attraversato mi hanno dimostrato che in fondo avevo ragione.
L'anno di nascita, il 1929, è ricordato per un inverno tra i più freddi del secolo scorso, ma, dato che io all'inizio di quell'inverno avevo quattro mesi, non Ve ne posso dare conferma.
Al seguito della mia famiglia, in cui ero il primogenito (un fratello ed una sorella si sono uniti a me molti anni dopo), ho girovagato per l'Italia, un po' per gli incarichi lavorativi di mio padre e molto per gli sfollamenti dovuti agli eventi bellici della seconda querra mondiale.
Ho seguito gli studi classici completi, dal primo ginnasio al trerzo liceo, spezzettandoli in cinque o sei istituti diversi sparsi per tutto lo Stivale. Confesso che studiare non mi è mai piaciuto anche se presi la maturità con la media del nove. Sono invece stato un lettore precocissimo, onnivoro e, per mantenere il paradigma, vorace.
Dalla diversità delle letture ho tratto l'interesse per i campi più disparati dello scibile, tant'è che ho frequentato il Politecnico milanese, ho conseguito la laurea in medicina, ho avuto come Maestro di psicologia Cesare Musatti.
La pittura è arrivata per ultima. Perchè la pittura? E' una domanda che io stesso mi sono posta e forse la spiegazione sta nel fatto che è una forma di comunizazione, come parimenti la musica, che non ha bisogno di essere tradotta per essere intesa da altri che non parlano la mia lingua; inoltre, pensateci, la letteratura deve passare attraverso le forche caudine dell'industria editoriale, la musica ad un certo livello necessita di esecutori e di ambienti adatti all'ascolto; ma io un quadro posso esporlo in un angolo di strada ed avere una risposta immediata, un "feed back" da chiunque passi.
Quindi la pittura come discorso e meglio colloquio, perchè quando una persona prende un mio quadro per appenderlo in un luogo in cui vive, dandomi in cambio dei quattrini e con la prospettiva di doverselo rivedere tutte le volte che gli passa davanti, non fa solo una serie di atti materiali, al messaggio che io con essa voglio veicolare.
C'è da dire altro? Non mi pare e comunque non credo valga la pena di scriverlo e leggerlo: in fondo, in fondo, in fondo trovo sia più giusta la breve biografia scritta all'inizio.
A tutti felicità e ricordateVi cosa ne diceva Ingrid Bergman:
è data da una buona salute e da una cattiva memoria!